"Sono 15 anni che Davide lavora in Russia, e racconta di Russia. E’ approdato nel paese con delle “risposte”, che il tempo ha trasformato in domande. Il tempo trascorso nei quattro angoli di questo posto ha solo dimostrato l’impossibilità di darle una forma definita. E definitiva. Colpa della sua storia confusa tanto quanto taciuta, di una geografia troppo estesa, della moltitudine di popoli e culture che la abitano, delle dinamiche sociali complesse, dei cambiamenti che si susseguono incessantemente. C’era una volta l’Unione Sovietica, che la cronaca storiografica racconta essersi estinta con un colpo di spugna immediato. Ma sono davvero così repentini, i cambiamenti? Davide si è spinto, e tutt’ora si spinge, ai confini dell’”Impero” per cercare una memoria storica, le tracce della colonizzazione interna, per raccontare una storia fatta di persone, conquiste, soggioghi, potere, ideologia. Ha indagato, sperimentato linguaggi, studiato. Ha cercato nel passato le ragioni del presente, per poterle poi fissare e spiegare, anche al futuro.
Ma la Russia si è rivelata multiforme, sfaccettata, destrutturata, perfino. Non può entrare su un tornio solo. Non può esistere, in un paese del genere, un unico filone narrativo. Non si può sintetizzare in un racconto singolo, per quanto interminabile. L’impero romano non si limitava a Roma, e quello che avveniva al di fuori delle strette direttrici dell’Imperium centrale era un’altra storia. Non c’erano eroi grandi e mitici, ma forse ce n’erano di più grandi cui la storia non ha tributato l’onore della ribalta. E che hanno vissuto Roma come un concetto distante, altro.
E, come per Roma, anche in questo caso la magnificenza del passato, la gloria del presente, la vastità delle dimensioni altro non sono che il riflesso evidente di qualcosa più complesso, sfuggente, nascosto. Ai limiti dell’inafferrabile. Non esiste un solo blocco di marmo, non esiste una sola Russia. E non tutti i pezzi del rompicapo combaciano.
Questa mostra non è il risultato di un progetto giunto alla sua conclusione, ma un punto su un percorso tutt’ora da esperire. E’ una sineddoche. E’ un’ammissione pubblica della difficoltà a raccogliere i fili del discorso nonostante i 15 anni di esperienza. Un corto circuito delle certezze. I dubbi sulla effettiva possibilità di rappresentazione del paese contrapposti alle sicurezze e ai giudizi netti che vengono forniti dai media, tagliati con l’accetta. Eppure. I dubbi sono più simili al paese stesso così come appare a occhi indagatori e attenti, al suo Permixtio, e forse al difficile equilibrio tra individuo e potere.
Una raccolta di appunti, idee e riflessioni ancora approssimativa. O, forse, definitiva. Proprio perché incompiuta."
Chiara Oggioni Tiepolo