Brodskij, Lenin e "The April Theses"
"Tutto questo aveva ben poco a che fare con Lenin, per il quale, suppongo, il mio disprezzo cominciò fin da quando ero in prima elementare – non tanto a causa della sua filosofia politica o della sua prassi, di cui a sette anni sapevo ben poco, ma per via delle sue immagini onnipresenti che infestavano quasi ogni libro di testo, ogni parete della scuola, francobolli, monete e quant’altro, raffigurando l’uomo in varie età e fasi della sua vita. C’era baby Lenin, che con i suoi boccoli biondi somigliava a un cherubino. Poi Lenin ventenne e trentenne, calvo e impettito, con la faccia atteggiata a un’espressione che non significava niente e poteva essere scambiata per tutto, preferibilmente un senso di determinazione. Quella faccia perseguita in un modo o nell’altro ogni russo e propone una sorta di modello umano per la sua assoluta mancanza di carattere. (Forse, non essendovi in essa nulla di specifico, quella faccia suggerisce molte possibilità). Poi c’era un Lenin attempato, più calvo, con la sua barba a cuneo, nel suo completo scuro, a volte sorridente ma più spesso nell’atto di parlare alle «masse» dall’alto di un’autoblindo o dal podio di qualche congresso del partito, con una mano protesa nell’aria. Non mancavano le varianti: Lenin col suo berretto da operaio, con un garofano infilato nell’occhiello; in panciotto, seduto nel suo studio, a scrivere o a leggere; su un ceppo in riva al lago, a scribacchiare le sue Tesi d’aprile, o qualche altra sciocchezza, al fresco."
Fuga da Bisanzio - Iosif Brodskij.